martedì 29 novembre 2016

TRUMP salvi il Black Angus dal TTIP

La battaglia politica sull'accordo commerciale di libero scambio tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America.


Italia e buon cibo, un binomio indissolubile. Perciò, andare al supermercato e trovare, ad esempio, carni in eguale percentuale di provenienza italiana e francese, continua a disorientarmi, nonostante l’Europa.

Allora penso alla maremma toscana: non per imprecare, ma per rendere omaggio a quel bos silvestris, capostipite di tutti i bovini europei che Plinio il Vecchio citava nella sua “Storia Naturale” e che già gli Etruschi allevavano proprio in queste terre. Non me ne vogliano i vegetariani o vegani se penso all’allevamento brado ed alla qualità del prodotto.

Del resto, la Francia è il primo produttore di razze da carne in Europa. Non che io non apprezzi la carne francese, così come so riconoscere l’eccellenza dell’Angus scozzese: ma li apprezzo di più come prodotti tipici, ricercati ed esclusivi piuttosto che come merce da banco. Ovvero, una regolamentazione nella liberalizzazione del mercato è d’obbligo.

Se questo è un risvolto dell’Unione economica europea, da qui a dire che potremmo trovarci giornalmente in tavola un manzo americano, ovvero un celeberrimo Black Angus, ce ne passa. Fare buona informazione e buona politica sono due compiti ardui, eppure la vocazione politica e quella giornalistica, sono indici che non calano mai.

Nella puntata de #LE IENE di domenica 27 novembre 2016, è stato condotto un servizio dal titolo “Il trattato segreto che potrebbe cambiarci la vita” che ha affrontato la delicata questione, ad oggi lasciata sotto traccia, sull’intesa Europa e Stati Uniti per la creazione del più grande polo commerciale del mondo. Infatti, alcuni giorni prima del servizio, il 16 novembre 2016 Barack Obama è volato a Berlino dalla Cancelliera Merkel , in quella che con tutta probabilità sarà la sua ultima missione all’estero come Presidente degli Stati Uniti in carica.

Proprio gli accordi sul TTIP (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) trattati dal servizio delle Iene, sono stati il piatto principale dell’incontro e mentre la Cancelliera ed Obama hanno assicurato che la globalizzazione è un processo irreversibile ed ineludibile, l'accordo commerciale di libero scambio tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America continua a dividere.
Soprattutto preoccupa l’uniformazione di regole globali, a fronte delle differenze che esistono tra i due Paesi nei loro sistemi di regolamentazione sull’utilizzo di pesticidi, Ogm e sostanze chimiche specifiche: se in Europa, inoltre, vige il principio di precauzione che richiede un’evidente assenza di rischio per autorizzare un prodotto negli Usa il loro impiego è meno regolato e più concessivo.
E non a caso ho citato la Francia, perché proprio Hollande ha minacciato più volte di far fallire tutta la trattativa, in nome della difesa dei prodotti nazionali.

A fomentare queste preoccupazioni, ci hanno pensato le IENE, tralasciando però di dire che le trattative sono cominciate nel luglio 2013, che ad oggi tale accordo non è ancora stato approvato e che con Trump presidente Usa potrebbe non esserlo mai.
Ad onor del vero, infatti, non dimentichiamo che nel programma dei primi cento giorni del tanto “temuto” Trump, c’è inserito l’annullamento del Trans-Pacific Partnership (Tpp) ovvero del trattato di libero scambio con i Paesi asiatici, e il messaggio del Tycoon sul rafforzamento dell’economia nazionale la dice lunga sul TTIP con l’Europa che probabilmente rappresenta un obiettivo già defunto.
Come ad onor del vero va anche detto che i nostri politici, nel primo voto dell’Europarlamento in merito, hanno votato così:
-a favore: i popolari, i socialisti e i liberali
contrari: i verdi, la sinistra radicale, il Movimento 5 Stelle, e vari raggruppamenti di destra. Non sono mancate, e si rinnovano tutt’oggi, le dissidenze interne ai partiti dei deputati italiani sia di destra che di sinistra.

Ergo, ogni tanto i media dovrebbero uscire dalle griglie dell’audience, così come i politici dovrebbero uscire dalle griglie pseudo-ideologiche, partendo con il ridare il nome giusto alle cose per poter riconoscere e ristabilire le priorità nell’agenda di un Paese, che non sono più riconducibili entro i vecchi schemi della politica: ovvero la destra e la sinistra.

domenica 27 novembre 2016

RICORDI DA CUBA per la morte di Fidel Castro.

Sono stata in viaggio a Cuba nel 1995, in pieno regime castrista. Partivo dall'Italia carica di curiosità con un bagaglio mentale diviso tra la provenienza da una famiglia demo-destroide ed una formazione scolastica sbilanciata a sinistra. A vent'anni è quasi fisiologico essere ancora politicamente confusi, ma avere vent'anni negli anni '90, a distanza di pochi anni dal crollo del muro di Berlino, imponeva un implicito obbligo di comprensione, e l'intellighenzia dominante (prepotente esclusività dalla sinistra) spingeva x un'interpretazione anti-americana. Il comunismo cubano aveva rappresentato un modello anomalo ed alternativo ai due blocchi Usa-Urss durante la guerra fredda ed era enfatizzato in tutto il mondo: le stampe di Guevara si trovavano persino sugli accendini.
Solo con il mio viaggio in loco ho avuto l'opportunità di capire che il fantasma del Che sopravviveva alla sua stessa morte perché era un irrinunciabile messaggio di libertà, tradito nei fatti per ererogenesi dei fini dal suo stesso co-autore Fidel.
La Cuba castrista degli anni '90 era una Cuba affamata. La gente faceva mediamente un pasto normale un paio di volte alla settimana. Fuori dal villaggio turistico, bambini con visi rovinati da enormi herpes seguivano i turisti come sciami di cavallette per ottenere qualunque cosa essi stessero mangiando o bevendo. Al mare, i tour operator transennavano i tratti di spiaggia dei villaggi turistici per poter scattare foto intonse che non ritraessero il passaggio continuo e pressante dei cubani che chiedevano l'elemosina ai turisti: si rivolgevano agli italiani con gli epiteti "italiani mafiosi" serviti da sorrisi disarmanti. Chiedevano anche i sacchetti della spesa: si, i sacchetti di plastica che i figli avrebbero usato come cartelle per la scuola. Le baraccopoli erano disseminate ovunque, mentre l'Habana era una città che ormai conservava soltanto le forme di un'architettura imponente degli anni cinquanta, deteriorata dalla totale assenza di cura e manutenzione. Con l'unica eccezione della Via delle ambasciate, la città si presentava come una grande villa ormai fatiscente che di notte sembrava una gigantesca corsia ospedaliera: con la tensione elettrica ridotta al minimo, la luce era blu in tutte le case.
Una spettacolare terra, fuori dal tempo...questo il mio ricordo di Cuba.

sabato 26 novembre 2016

VERITA' IDEOLOGICA "VERSUS" INGANNO POLITICO: il SI è di destra ed il NO è di sinistra.

PANORAMA POLITICO AI MINIMI STORICI.

La levatura dei nostri padri costituenti in questi riformatori renziani proprio non c'è. Gli italiani abbisognano da anni di una riforma costituzionale sostanziale, ed invece quello che ci propongono non è il capolavoro atteso. C'è pressapochezza in ogni modifica proposta e, nel caso di vittoria del #SI questo comporterà la necessità di passaggi regolamentari ed attuativi per praticare le novità introdotte. D'altra parte, le ragioni del #NO sono faziose: scatole vuote prive di contenuto e che hanno come unico scopo la guerra dichiarata a Renzi. Il propagandismo fine a se stesso, divide gli italiani proprio nel momento in cui le contrapposizioni ideologiche avrebbero un senso ma sono falsate dalla questione politica che addirittura inverte e confonde i significati ideologici del SI e del NO. Non è il momento di esprimere un "voto di pancia".
➡️Se consideriamo la riforma costituzionale sul piano del merito, si dovrebbe votare NO, perché il revisionismo dominante è molto carente rispetto alle numerose e sostanziali esigenze del nostro paese.
➡️Se consideriamo la riforma costituzionale sul piano dei principi ideologici, la destra dovrebbe votare SI e la sinistra dovrebbe votare NO.
Infatti, il SI del revisionismo costituzionale dominante spinge verso la governabilità: la sua logica è la semplificazione ed il suo obiettivo è la primazia del governo per garantire la governabilità.
Invece il NO del revisionismo costituzionale democratico tende alla ricerca di un equilibrio tra poteri divisi, ciascuno titolare di una porzione di sovranità e nella logica della semplificazione dovrebbe scorgere un indebolimento delle garanzie  strutturali dei diritti.
Ed è per questo che ognuno di noi dovrebbe esprimere un voto di coscienza e non cedere all'inganno ed alle falsificazioni dei nostri rappresentanti politici: il peggio che la nostra democrazia ci abbia mai offerto.

venerdì 25 novembre 2016

Salvini ad Aulla (MS) - La comparsata di "bassa Lega"

#Salvini politicamente scorretto.

Comparsata di "bassa Lega" è proprio il caso di dire, quella di Salvini ad #Aulla sul #referendum costituzionale. Le ragioni del NO, sono state riassunte nella litania natalizia del "Babbo Natale in questo giorno, porta un sacco di permessi di soggiorno", usata nel mal riuscito tentativo di cavalcare simpaticamente l'onda del l'intolleranza per convincere la gente a dire #iovotono . Peccato che se il problema dell'immigrazione continua ad essere affidato al farraginoso discrezionalismo regionale, le Regioni come la Toscana rischiano di essere "invase" mentre altre"evase" dall'obbligo dell'accoglienza. Altre ragioni del NO non se ne sono sentite, se non quella per cui gli italiani se votano no tornano a contare qualcosa...Peccato che nemmeno Salvini sapesse cosa intendere con questa boutade, che infatti ha chiuso senza null'altro aggiungere.

LA GLOBALIZZAZIONE CULTURALE

In un'organizzazione sociale della comunità, in cui la dimensione tecnologica è sempre più prevalente, si impone una quanto mai doverosa esigenza di riflessione filosofica sul senso delle cose e di osservazione analitica dei molteplici input che ci vengono trasmessi.
Esigenza apparentemente paradossale, proprio perché la comunicazione tecnologica, con tutte le sue variabili, estende in maniera esponenziale ogni possibilità di confronto e di dibattito su questioni che, a loro volta, superano i confini locali (qualunque essi siano) in una dilatazione macroscopica dell'indagine.
Il livello tecnologico complessivo della comunità, la influenza necessariamente e la domanda è quanto possa valere sulla capacità della comunità stessa di rendersi più autosufficiente ad ogni livello, non ultimo quello ideologico-culturale.
E' ciò che succede nel meccanismo di ingrandimento delle mappe: più ci si allontana dal luogo in cui siamo, più lo perdiamo di vista fino a ridurlo ad un punto e poi niente più.
Il rischio sta proprio nel paradosso che conduce a trasferire e dissolvere la riflessione analitica in una sistematica prospettiva globale sulle cose. Una "piattaforma virtuale della riflessione globale" con la sua scala di valori che necessariamente si impone a discapito di altre più particolareggiate e che disperde il valore stesso e la portata della conoscenza analitica: tanto che le questioni particolareggiate, più che essere riflesse ed analizzate, vengono trattare e liquidate a suon di post che, man mano assumono la valenza dei vecchi spot propagandistici ed addirittura ne moltiplicano la portata in misura proporzionale all'estensione stessa della piattaforma virtuale della riflessione globale.
Il rischio è, un "tecno-condizionamento" che induce a scelte non riflesse ad ogni livello, proprio perché ogni livello implica uno sforzo maggiore di attenzione: una focalizzazione sul dettaglio che viene troppo spesso banalizzata al cospetto delle questioni globali e comodamente risolta con l'adesione di ciascuno di noi allo spot più insistente e piacente e, per questo, convincente.



UN REFERENDUM CHE DIVIDE, MA CHE NON DOVREBBE

Referendum costituzionale 4/12/2016.
La penso così, da cittadina che vuole esprimere un voto consapevole, da filosofa addestrata a ragionare sul senso delle cose, da appassionata di politica ma anche da persona libera da ogni pregiudizio di partito..nonostante il/i partito/i.
➡️ il referendum costituzionale non è un referendum pro o contro Renzi: le elezioni prima o poi saranno fatte (!) e lì si potrà decidere su di lui.
L'errore di Renzi e di tutti i partiti, sta nel farne una #questionepolitica
➡️ la riforma costituzionale è in discussione da anni e tutte le parti politiche l'hanno voluta per risolvere in primis il problema istituzionale della democrazia italiana, ovvero l'esistenza di 2 camere con stesse competenze, e procedere di conseguenza con la riorganizzazione delle funzioni da attribuire ad ogni livello (stato,regioni,comuni), per evitare sovrapposizioni.
Gli stessi padri costituenti hanno introdotto la possibilità di modificare la nostra carta fondamentale e renderla più attuale ed efficace: non si tratta di fare torti alla #storia.
*️⃣ Votare NO, significa lasciare tutto com'è nell'attesa-speranza di approdare ad una proposta costituzionale migliore.
*️⃣ Votare SI, significa avviare quel processo migliorativo che tutte le forze politiche hanno proclamato.
Tutto sarà sempre perfettibile, ma frenare l'avvio di un PUR PERFETTIBILE miglioramento, sarebbe un azzardo.
#buonsenso