domenica 27 novembre 2016

RICORDI DA CUBA per la morte di Fidel Castro.

Sono stata in viaggio a Cuba nel 1995, in pieno regime castrista. Partivo dall'Italia carica di curiosità con un bagaglio mentale diviso tra la provenienza da una famiglia demo-destroide ed una formazione scolastica sbilanciata a sinistra. A vent'anni è quasi fisiologico essere ancora politicamente confusi, ma avere vent'anni negli anni '90, a distanza di pochi anni dal crollo del muro di Berlino, imponeva un implicito obbligo di comprensione, e l'intellighenzia dominante (prepotente esclusività dalla sinistra) spingeva x un'interpretazione anti-americana. Il comunismo cubano aveva rappresentato un modello anomalo ed alternativo ai due blocchi Usa-Urss durante la guerra fredda ed era enfatizzato in tutto il mondo: le stampe di Guevara si trovavano persino sugli accendini.
Solo con il mio viaggio in loco ho avuto l'opportunità di capire che il fantasma del Che sopravviveva alla sua stessa morte perché era un irrinunciabile messaggio di libertà, tradito nei fatti per ererogenesi dei fini dal suo stesso co-autore Fidel.
La Cuba castrista degli anni '90 era una Cuba affamata. La gente faceva mediamente un pasto normale un paio di volte alla settimana. Fuori dal villaggio turistico, bambini con visi rovinati da enormi herpes seguivano i turisti come sciami di cavallette per ottenere qualunque cosa essi stessero mangiando o bevendo. Al mare, i tour operator transennavano i tratti di spiaggia dei villaggi turistici per poter scattare foto intonse che non ritraessero il passaggio continuo e pressante dei cubani che chiedevano l'elemosina ai turisti: si rivolgevano agli italiani con gli epiteti "italiani mafiosi" serviti da sorrisi disarmanti. Chiedevano anche i sacchetti della spesa: si, i sacchetti di plastica che i figli avrebbero usato come cartelle per la scuola. Le baraccopoli erano disseminate ovunque, mentre l'Habana era una città che ormai conservava soltanto le forme di un'architettura imponente degli anni cinquanta, deteriorata dalla totale assenza di cura e manutenzione. Con l'unica eccezione della Via delle ambasciate, la città si presentava come una grande villa ormai fatiscente che di notte sembrava una gigantesca corsia ospedaliera: con la tensione elettrica ridotta al minimo, la luce era blu in tutte le case.
Una spettacolare terra, fuori dal tempo...questo il mio ricordo di Cuba.

1 commento:

  1. Sono stato a Cuba nel 2005 ed ho trovato un paese meraviglioso, intatto nella natura quanto dignitoso nelle persone. Ho trovato le città coloniali indimenticabili, ritmi di vita a misura d'uomo, una civiltà forse ferma a 100 anni fa ma così vera e sincera. Nessuno mi ha chiesto un peso in nessun posto:
    Holguin Santiago la Habana. Ci sono tornato altre due volte: l'ultima un ragazzo mi dice che verrebbe in Italia di corsa perché noi abbiamo l'auto nuova, il telefonino di ultima generazione, il computer ed altro ancora. IO ho risposto che vivrei a Cuba per quelle stesse cose.... che non hanno.

    RispondiElimina