giovedì 26 gennaio 2017

IL VERDETTO DELLA CONSULTA: VOTARE SI PUO'!

Il comunicato della Corte Costituzionale sulla decisione assunta ieri in merito all'Italicum, nella parte finale recita: "All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione".

La sentenza non è un capolavoro ma, va detto, non era nemmeno preposta ad esserlo. Così, ha mantenuto l'impianto complessivo dell'Italicum con una correzione proporzionale che è già stata definita da alcuni un sistema  “proporzionario” ovvero proporzionale se nessuno prende il 40% e maggioritario se uno lo prende. 

D'altronde, il sistema bipolaristico della politica italiana è venuto meno ed ha ceduto il passo ad un panorama principalmente quadripolare in cui, va da sé, un quantum di proporzionalismo si rende assolutamente necessario.

Quindi, al di là di ogni sindacabile giudizio sulla sentenza, la legge elettorale ce l'abbiamo.
In un'intervista rilasciata all'Ansa dal Presidente emerito della Consulta, Valerio Onida ha dichiarato "Se i giudici avessero operato un’amputazione drastica, non sarebbe possibile andare alle urne prima dell’intervento di una nuova legge. Questa possibilità, invece, è assicurata".

In teoria, dunque, si potrebbe andare al voto subito: ma, in pratica non è detto.
Verificata la conformità alla Costituzione delle specifiche norme censurate e la possibilità immediata di procedere ad elezioni con la restante normativa, la Consulta ha esaurito il suo ruolo, ma ciò non impedisce al Parlamento di confezionare anche una nuova legge elettorale, espressione della più ampia discrezionalità legislativa.

Le reazioni delle varie forze politiche alla sentenza, costituiscono di per sé un chiaro spartiacque che divide i partitini animati dall'irragionevolezza dell'interesse esclusivo per la propria sopravvivenza, da quelli principalmente rappresentativi dell'elettorato.

Tra chi invoca le urne subito, ci sono il M5S, Lega, Fratelli d'Italia e PD; tra chi sostiene che la sentenza della Consulta non escluda un passaggio parlamentare per trovare un'intesa sull'armonizzazione delle leggi elettorali delle due Camere, si allenano Nuovo Centro Destra, Forza Italia, Sinistra italiana e le ali bersaniana e cuperloniana del PD.

Ed è proprio questo il punto: la non-applicazione della legge elettorale uscita dalla Consulta (e quindi il rinvio del voto) in virtù di una fantomatica necessità preventiva di omogeneizzare le leggi elettorali vigenti per le due Camere, rasenta una manifesta irragionevolezza!

Si, perché in questo caso la legge elettorale "di risulta", è complessivamente idonea a garantire il rinnovo dell'organo costituzionale elettivo. La volontà di rinvio, dunque, altro non è che il malcelato tentativo delle forze politiche minoritarie di escogitare virtuosistiche produzioni legislative atte al loro salvataggio elettorale o, nella peggiore delle ipotesi, a far scattare il termine per il vitalizio dei propri parlamentari.

Questa letio brevis ricavata dall'evidenza dei fatti, valga come monito alle futuribili elezioni per gli indecisi cronici e per gli affezionati nostalgici di un passato politico che è ormai alla resa dei conti. Nondimeno, resta il pronunciamento della Corte Costituzionale che con sentenza 1/2014 ha dichiarato che anche la discrezionalità legislativa del Parlamento non è esente da censura in caso di manifesta irragionevolezza.

di Michela Carlotti

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