Mentre prende sempre più campo l'ipotesi del
governo di scopo come soluzione per il superamento della crisi di governo, vedo
confermata la mia analisi che già ieri facevo sull'evoluzione in fieri del
quadro politico italiano.
Per questo motivo, invito a dare lettura del mio
articolo pubblicato ieri "Il capriccio dell'Italia-no: Corte
Costituzionale e Volontà popolare", di cui riprenderò alcuni
passaggi chiave, sia per rafforzare la validità dell'ipotesi che
presentavo ieri, ma anche per far luce sul giudizio che ne consegue
relativamente all'indubbia levatura di cui sta dando prova il nostro Capo di
Stato.
Quello che sta succedendo dall'avvio delle
consultazioni, infatti, con l'eccessivo risalto mediatico dato alle proposte di
soluzione della crisi che i vari partiti stanno presentando al Capo dello
Stato, rischia di lasciare sotto traccia il contributo elevatissimo del
nostro Presidente della Repubblica. Un contributo che è tutt'altro che standard
e scontato ed anzi, con un'inusuale anticipazione ha condotto Mattarella a
dichiarare che già in serata, a consultazioni concluse, sarà in grado di fare
il punto della situazione: non ci darà il nome del nuovo capo del governo, ma
ci ha già fatto capire tanto della sua ipotesi risolutoria.
Dicevo ieri, in una situazione di crisi di
governo, la nostra Costituzione chiama in causa il Capo dello Stato e ne
espande il ruolo oltre a quello di garante-imparziale dei valori
costituzionali, ponendogli in capo la responsabilità di decisioni politiche
determinanti per il nuovo assetto di governo. Così Mattarella è chiamato
a fare, disponendo di due poteri: il potere di nomina del Presidente del
consiglio (art. 92) ed il potere di sciogliere anticipatamente il Parlamento
senza aspettare la fine naturale della legislatura (art. 88).
Ad un primo impatto, la seconda opzione che
conduce ad indire nuove consultazioni elettorali, poteva apparire una soluzione
scontata: infatti, se il referendum si è tradotto in uno scontro politico sulla
legittimazione o de-legittimazione del premier Renzi, questa via si sarebbe
posta perfettamente in linea con i tanti proclami anti-renziani che hanno
contribuito alla vittoria del NO.
In realtà, l'attuale sistema elettorale italiano
complica la questione, poiché è un "grossolano capriccio tecnico"
pronto a tradire l'espressione di voto degli italiani (e qui nel mio articolo
di ieri aprivo la questione sulla volontà popolare). Con l'Italicum che vale
alla Camera dei Deputati ed il Consultellum in vigore al Senato, ci si trova
nella evidente impraticabilità di creare una chiara maggioranza, con
le inevitabili conseguenze dell'ingovernabilità: come se questa fosse
l'abito irrinunciabile (la falla storica) del nostro sistema politico.
Pertanto, i toni alti dei sostenitori del
"voto subito" (Movimento Cinque Stelle e Lega) non si possono più
sentire: prima urlano che l'Italicum è una legge sbagliata, poi invocano quello
che tecnicamente si chiama il governo elettorale a cui si chiede
unicamente di portare il Paese al voto con la legge elettorale che c'è, pur con
la consapevolezza dell'inevitabile prospettiva di ingovernabilità. E' chiaro,
allora, che dal loro punto di vista la sovranità popolare diventa merce di
scambio per lo scopo esclusivo della vittoria elettorale.
Poi ci sono i partiti del governo di scopo che
più consapevolmente chiedono al Capo dello Stato di istituire un governo allo
scopo di realizzare la nuova legge elettorale per poi rassegnare le dimissioni.
Queste volute nel più breve tempo possibile da Fratelli d'Italia, mentre Forza
Italia e la componente Bersaniana del PD, non hanno fretta e pensano ad un
governo di scopo a lungo termine, che traghetti il Paese fino alla scadenza
naturale della legislatura. Si comprende, in questo, che Forza Italia ed
il PD hanno bisogno di tempo per ricompattarsi ed arrivare pronti alle
elezioni.
In ogni caso, entro questa più
logica cornice del governo di scopo, il Capo dello Stato avrebbe facoltà
di scegliere tra un governo politico, presidenziale, tecnico o istituzionale: a
tal riguardo non possiamo che confermare quanto detto ieri, ovvero che non
sarebbe ragionevole chiedere lo sforzo a Renzi, proprio a fronte di un
risultato referendario caratterizzatosi alla stregua di una questione
personale. Ed oggi, parrebbe che Mattarella abbia escluso questa via, dopo
aver chiesto lo sforzo a Renzi limitatamente all'approvazione del bilancio.
In questo contesto, i proclami di oggi di Alfano
e di Verdini che urlano "al governo di tutti o il Renzi-bis"
sembrano note scordate. Già spiegate sopra le ragioni dell'insostenibilità del
Renzi-bis, il governo di tutti è al pari insostenibile laddove il governo non è
caduto sul venire meno della maggioranza, che dovrebbe anzi proseguire con le
proprie responsabilità.
Come altrettanto insostenibili sono i proclami
di autentica follia di SEL e di altri partiti minori, che invocano la rottura
con Renzi e spingono per il governo delle larghe intese, nella speranza di
poter continuare a contare qualcosa.
Renzi a parte, il governo di scopo nasconde però
l'insidia dei tempi lungi dell'accordo tra i partiti sulla legge
elettorale: e qui il timing con la scelta del nostro Capo di Stato, chiama in
causa la responsabilità dei nostri rappresentanti politici.
Come ho già detto ieri, a nulla può valere
l’alibi della Corte Costituzionale, che non è preposta a sciogliere il bandolo
della matassa della questione elettorale: al di là dei profili di
incostituzionalità rilevati e rilevabili, non è ammesso un giudizio preventivo
su una causa non ancora sviluppata, ovvero su una legge non ancora applicata.
La legge elettorale, comunque, deve essere riscritta dal Parlamento.
Così, a poche ore dalla chiusura delle
consultazioni, torno a sostenere che il timing appare ben scandito da
Mattarella, orientato verso un governo di scopo a guida politica,
guidato da un leader politico, Gentiloni o no, della maggioranza. Un tipo di
governo, dunque, che inchioderebbe il PD alle proprie responsabilità ed
impegnerebbe tutti i partiti nel raggiungimento di un serio accordo elettorale
per condurre al voto gli italiani nel breve termine.
Nessun commento:
Posta un commento